Tomma tommë
COMPACT DISC DELLA COLLANA "ETHNICA"
a cura di Massimiliano Morabito
Un'altro pezzo della Puglia etnomusicale
Questi ultimi anni sono un periodo felice per la musica popolare pugliese; il rinnovato interesse soprattutto dei giovani per il tarantismo e la pizzica, trasformato quasi in moda di costume, traina un'intensa e redditizia attività editoriale, concertistica e didattica. Ma languono sul piano etnografico le investigazioni specialistiche; agli entusiasmi coreo-musicali odierni non seguono fervide e fruttuose campagne di ricerca. In molti centri della regione non è mai stato effettuato alcun recupero delle espressioni tradizionali. Se oggi si può parlare di etnostoria pugliese come risultato di tante indagini amatoriali, lo si deve in gran parte ai pazienti e semiclandestini interventi di ignoti ricercatori locali, la cui opera, anche se venata di campanilismo e scarso specialismo, è senz'altro meritoria per aver strappato all'oblio l'esperienza umana degli avi.
Il lavoro di Massimiliano Morabito in un area amministrativamente interprovinciale, ma abbastanza omogenea sul piano socio-culturale, oltre a fornirci una esemplificazione significativa del ricco patrimonio musicale e coreutico di quest'area, pone al dibattito di studiosi e appassionati di tradizioni pugliesi due questioni. Innanzitutto un'amara sensazione di perdita: la generazione degli ultraottantenni - quella che ha vissuto le pagine principali e spesso drammatiche del XX sec. e le radicali trasformazioni dei modi di vita - si portano con sé nell'aldilà un'immensa enciclopedia di saperi mai più recuperabili.
La seconda e più impegnativa per le istituzioni e per le nuove generazioni è quella dell'urgenza improcrastinabile del recupero delle memorie e dei vissuti dei ceti meno abbienti, affidati come sempre all'oralità e all'imitazione tecno-visiva. Morabito ha ridocumentato in alcuni casi i medesimi brani ed i medesimi esecutori dell'indagine esplorativa di Lomax e Carpitella degli anni 1954-55, segno di una sorprendente resistenza di una cultura locale alle invasioni di nuove forme espressive imposte dai media ben più potenti. Ma oggi l'impellenza non sta solo nella documentazione o conservazione, ma anche nel creare le condizioni per continuare a produrre nuovi generi espressivi condivisi, che siano manifestazioni profonde delle comunità locali e ad esse funzionali. A Cisternino e dintorni il sasso con questo album è stato gettato, ne attendiamo gli sviluppi.
La Murgia è un altopiano carsico situato al centro della Puglia tra le province di Bari, Brindisi e Taranto. Il clima è mediterraneo con inverni miti e piovosi ed estati calde e secche. La sezione sud-orientale, detta anche bassa Murgia, si caratterizza per la presenza diffusa di costruzioni a volta conica, i trulli, da cui la definizione data a quest’area di "Murgia dei Trulli". Queste costruzioni rurali costruite con pietre a secco, erano destinate non solo all’abitazione dell’uomo, ma anche al ricovero di animali e al deposito di attrezzature agricole. Quest’area è caratterizzata anche dall’elevata densità di popolazione nelle campagne ed è proprio nelle case rurali che la gente si incontrava per ballare. In questa dimensione casalinga di fondamentale importanza era il maestro dei balli “u mestë ‘i ballë” che era rappresentato appunto o dal proprietario della casa dove avveniva la festa o dalla persona più anziana o dalla persona socialmente più rispettata. Generalmente le danze erano accompagnate da un suonatore di organetto uno di tamburello e/o uno di castagnola. La festa terminava con una o più quadriglie. Tra le musiche da ballo ricordiamo la tarantella o la pizzica pizzica, suonate sia nelle feste come ballo di intrattenimento che per curare dal morso del ragno “tarantola”. Si usava anche la “scherma”, un ballo di combattimento in coppia per soli maschi, i quali con le dita della mano simboleggiano il coltello e l’altro braccio atto alla parata. Altri balli di origine ottocentesca sono la quadriglia, la polka rossa e lo scotis (u scozjë); quest'ultimo, eseguito in coppia mista, prevedeva una sequenza codificata: per l'uomo quattro passi a sinistra, quattro a destra, due a sinistra, due a destra e un giro legato con la donna; l'esecuzione era accompagnata talvolta anche dal canto. Per quanto riguarda gli strumenti, importante è sottolineare la presenza del tamburello e della castagnola, quest’ultimo è uno strumento idiofono a percussione reciproca, a intonazione indeterminata formato da due tavolette di legno duro che, percosse una con l’altra, danno un suono secco e acuto. Le due tavolette sono legate ad una estremità da un pezzo di corda o spago. Nella Murgia viene tenuta da una mano e suonata con il pollice e le altre quattro dita dell’altra mano. A volte alla castagnola o all’interno del tamburello venivano legati campanellini o sonagli. I canti sono suddivisi in polivocali (a due parti parallele) e monodici, i primi sono costituiti quasi completamente da canti di lavoro e religiosi. La prima voce cherë ca pëgghjevë ‘nnendë (quella che andava avanti) cantava la melodia fondamentale e spesso iniziava da sola la prima parte del verso. La seconda voce menë sopë o a suprenë (va sopra o soprana) cantava a intervalli di terza e sesta rispetto alla prima voce. Le altre voci di accompagnamento raddoppiavano la prima voce, spesso però gli accompagnatori meno esperti raddoppiavano anche la seconda voce. I canti monodici invece erano costituiti principalmente da canti d’amore, serenate, stornelli e da ninna nanne. L'album presenta un'antologia di generi canori e brani strumentali a ballo significativa delle forme espressive di un'area di confluenza oggi tra le province di Brindisi, Bari e Taranto, ma culturalmente omogenea.