Danza popolare e questioni storiche
Materiali per una storiografia etnocoreutica in Italia
Quaderno N. 11
di Giuseppe Michele Gala Edizioni Taranta, Firenze, 2011-12
272 pagine di fonti storiche sui balli popolari italiani
ISBN 978-88-98210-09-1
È sempre difficile ricostruire storicamente i modi di vita e le espressioni culturali delle classi sociali povere dei vari periodi storici, poiché la cultura ufficiale, quella scritta e dell'arte che conta, è sempre stata appannaggio delle classi egemoni. I ceti popolari sono stati penalizzati quasi sempre da una iniqua dimenticanza, che lascia gravi lacune per la comprensione del passato. È come se alla stragrande maggioranza dell'umanità sia stato negato il "diritto alla memoria". Anche per ricomporre forme, contesti e significati dei balli di tradizione è estremamente difficile reperire fonti e soprattutto informazioni attendibili. Questo lavoro, frutto di molti anni di indagini su testi editi e manoscritti, su materiale figurativo e fotografico d'archivio - prima ancora che Google-books facilitasse il compito di ricerca digitale - raccoglie una selezionata mole di informazioni che vengono analizzate criticamente dal punto di vista dell'attendibilità storica mediante metodo comparativo e raffronto diretto con i doviziosi risultati di una capillare ricerca etnografica sul campo.
L'autore, infatti, prima di dedicarsi allo scavo storico sull'etnodanza italiana, aveva percorso tutta l'Italia in lungo e in largo dal 1976 alla ricerca di balli tradizionali ancora in vita o ricostruibile dalla diretta riesecuzione di anziani ballerini. Le conoscenze acquisite, uniche per quantità e approfondimento, gli hanno poi permesso di rileggere con occhio critico e comparativo le citazioni storiche inerenti le pratiche coreutiche dei secoli scorsi. Il volume si compone di tre diversi saggi: 1) Ballo popolare e letteratura in Italia Lo studio prende in esame le citazioni di numerosi autori che nelle loro opere poetiche o narrative forniscono una qualche presenza di balli di natura tradizionale dalla metà del XIII alla metà del XIX sec. (pp. 13-158). Un ampio apparato critico iniziale pone diversi problemi di filologia etnocoreutica, in modo da istruire il lettore sulla variegata tipologia delle fonti scritte da cui prelevare informazioni, sulle difficoltà di individuazione e di recupero delle informazioni morfo-semantiche attendibili, sulle insidie interpretative e sui sistemi di affermazione-rimozione dei modelli coreutici di larga diffusione. Una riflessione peculiare è svolta sulla caducità del ballo popolare e sull'alternanza delle danze presso ciascuna comunità lungo i secoli, al contrario di quanto la retorica dell'arcaicismo folklorico sostiene, ipotizzando mitiche ascendenze in età classica (magnogrecismo, celtismo, etruschismo, latinismo, ecc.) o addirittura preistorica. Vi è poi una lunga antologia dei testi originali, con breve inquadramento degli autori e delle opere di prelievo dei dati e con commento dei balli citati. Il saggio si chiude con 6 importantissime tavole sinottiche in cui sono riportati 160 balli ritrovati, con i rispettivi autori che li menzionano e con i tempi di permanenza nell'uso. 2) La tarantella come emblema Qual è la vera storia della mitica tarantella meridionale? Qual è l'area d'origine del prototipo? Lo studio (pp. 159-226) compara le due tradizioni della tarantella come ballo terapeutico della Puglia e come ballo ludico divenuto emblema della napoletanità. Fonti storiche (figurative, verbali, musicali) vengono prese in esame e comparate criticamente fra loro e con le forme rimaste nella ricca tradizione meridionale per determinare una storia attendibile di questa rinomata danza popolare. Il saggio si sofferma poi sulle ragioni e i meccanismi di trasformazione della tarantella in emblema per antonomasia della meridionalità, tra XVIII e XIX sec. con turisticizzazione e mitificazione del ballo, passato poi ad simboleggiare persino l'italianità nel mondo. La seconda parte del saggio è dedicata ai vari balli usati nei vari secoli - a partire dal XIV alla pizzica pizzica - per la cura del tarantismo. Alcuni di questi balli, oggi scomparsi in Puglia, li ritroviamo altrove in tradizioni di regioni limitrofe, slegate ormai dalla terapia aracnea. Viene formulata una tesi che rivoluziona i luoghi comuni, oggi così di moda, che assegnano alla particolare tipologia della danza l'efficacia terapeutica, ma rivela la funzionalità culturale di cui certe danze hanno beneficiato. 3) Tracce coreutiche e musicali nella prima etnografia italiana (Archivio del Pitrè e Rivista del De Gubernatis) I primi folkloristi, spesso di formazione umanistica, si sono interessati raramente agli aspetti coreutici delle varie regioni italiane sin dal nascere di un'apposita disciplina. Se l'indagine etnografica alla fine dell'800 avesse focalizzato meglio le pratiche coreutiche allora così vitali, avremmo oggi un'abbondanza di testimonianze utili a comprendere le consuetudini ludiche delle feste paesane, invece l'attenzione fu sporadica e non specialistica. Lo spoglio dei tanti volumi di etnografia ha però estratto un numero considerevole di informazioni che oggi rappresentano un punto di riferimento per la conoscenza del panorama etnocoreutico italiano.
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