Moresca e danze armate
Testo a cura di G. M. Gala - © 2009 - [Vietata la riproduzione]
NOTIZIE STORICHE ED ETNOGRAFICHE
Nel ricco panorama della danze popolari troviamo un po' ovunque una complessa tipologia di danze in cui si esegue o si mina un combattimento (con armi o senza armi) o abili giochi scenografici con armi (spade, lance, bastoni, scudi, ecc.). In Europa molte di queste danze vengono definite moresche (morris dance). Le moresche sono danze armate prevalentemente maschili legate spesso alla rievocazione storica delle plurisecolari lotte fra mori (musulmani, turchi, pirati, arabi, ecc.) e cristiani.
I suoi archetipi stanno nelle danze pirriche del mondo classico: si rappresentava su base ritmica e musicale un combattimento fra due duellanti o due schiere di armati: dunque danza per "ballerini" specializzati con funzione di spettacolo e nello stesso tempo di esercitazione all'arte della guerra. In tutte le epoche storiche e presso ogni civiltà si trovano tracce di danze di combattimento o di uso di armi.
La diffusione delle moresche si intensifica in varie forme in tutta Europa soprattutto fra il XV e il XVIII sec., in seguito la presenza di tali danze è andata un po' rarefacendosi. Le differenze morfologiche fra i vari modelli di balli armati era sottolineato anche dal nome che ritroviamo nelle fonti storiche: moresca, mataccino, abbattimento,giostra, ecc. Comunque si sono conservate vari modelli di balli d'arme, talvolta anche nei costumi dei "morescanti" si mantengono tracce della differenziazione d'appartenenza: turbante e abiti orientaleggianti dei "mori", vestiti alla romana o da cavalieri medievali dei "cristiani". Tutte le moresche esigono da parte degli esecutori grandi abilità e preparazione, per questo quasi sempre le danze armate sono affidate a compagnie, associazioni, comitati o gruppi specializzati. Il tempo canonico delle esibizioni di tali gruppi di duellanti era storicamente il carnevale; oggi molte di queste esibizioni sono state trasferite in altri periodi locali a seconda dei luoghi e abbinate a feste religiose. Le moresche che mimano il combattimento prevedono lunghi periodi di preparazione, intesa, agilità fisica e buon senso ritmico da parte degli esecutori, dunque non sono danze per tutti ma l'accesso alla pratica prevede una certa cernita dei soggetti.
Sono ascritte al gruppo delle danze armate anche quelle moresche che non contemplano il combattimento mimato, ma solo un gioco di composizione di figure corporee nello spazio o intrecci studiati ottenuti con spade e bastoni in dotazione dei ballerini. Troviamo la moresca presente nei XVII sec.anche fra le danze del tarantismo.
LA MORESCA IN ITALIA
Nelle varie regioni italiane si sono conservate alcune danze armate, ma ormai dislocate dal carnevale, periodo in cui queste pratiche si addensavano, in vari periodi dell'anno secondo le usanze locali. Resta costante la loro funzione rituale e la precisa calendarizzazione dell'evento: non si balla a caso una moresca, ma in feste e in forme codificate. Oggi la richiesta di spettacolo folkloristico ha portato a far eseguire tali balli sui palchi a richiesta, ma nelle tradizoni ancora attive, le danze armate sonocaricate di simboli e significazioni particolari.
In Piemonte vi sono vari esempi di danze armate (bal do sabre, lachera), nelle quali le spade sono adoperate per composizioni platiche (battiti, giravolte, intrecci, lanci in aria, scambi, marcia, ecc.) o solo di addobbo o segnalazione di ruolo e funzioni (ballo della lachera). Alcuni bal do sabre (ballo della sciabola) prevedono anche la tursa (treccia) di spade come componente della drammatizzazione.
In Toscana vi sono alcune moresche sporadicamente attive legate alle rappresentazioni dei maggi drammatici della Garfagnana: si eseguono figure di combattimento prestabilite, comandate da un "re". Le figure di combattimento sono a struttura chiusa e interne ad una "formula" ritmico-musicale. In Umbria, Abruzzo e Lazio le moresche si sono praticamente estinte, ma se ne conserva la memoria.
In Campania è ancora attiva la 'ndrezzata, ballo virilmente combattuto (di recente nei gruppi folk si vedono anche donne) comandato dal canto che, articolato in metri e motivi diversi, sottintende figure coreutiche differenti eseguite da masculi e femmine muniti ciascuno di una spada e un mazzariello. Nella 'ndrezzata sono previste all'inizio la treccia di spade e bastoni Ma esitono anche il ballo delle mazzarelle, della taccarata o semplicemente la quadriglia con uso . Fino ad una trentina di anni fa ci è stato possibile documentare una tarantella con i bastoni fra due uomini. Anche in Molise vi sono tracce di balli armati. In Basilicata riconducibile a danze di combattimento sono alcuni "balli" o "giochi" con la falce.
In Puglia e Calabria abbiamo rispettivamente la pizzica-scherma e la tarantella schermata: sono danze di coppia maschile, nelle quali si mima il combattimento usando la mano o le dita a mo' di coltello; spesso questa forma di danza era legata a esponenti della malavita locale e vi si poteva prendere parte solo se introdotti da un "compare" ed era obbligatorio conoscere una complessa simbologia gestuale e rispettare codici condivisi.
In Sicilia è attivo il taratatà o tataratà a Casteltermini, eseguito negli ultimi anni in forme sempre più spettacolari e circensi in occasione della festa della Santa Croce, tanto da prevedere una rigida selezione dei giovanissimi che devono eseguire vere e proprie acrobazie da saltimbanchi.
Per chi vuole approfondire l'argomento esiste una ricca bibliografia a riguardo, nazionale ed internazionale. Qui diamo solo alcune indicazioni bibliografiche fondamentali.
Alcuni riferimenti bibliografici sulla moresca e danze armate
AA. VV., La danza tradizionale in Italia, Roma, Cooperativa Biblionova, Roma, Tipografia il Bagatto, 1981.
BRAGAGLIA Anton Giulio, Danze popolari italiane, ENAL, Roma 1950.
CASTELLI Franco, La danza contro il tiranno. Leggenda, storia e memoria della Lachera di Rocca Grimalda, Ovada, Comune di Roccagrimalda - IPS tip., 1995.
DE SIMONE Roberto, Canti e tradizioni popolari in Campania, Roma, Lato Side, 1979.
GALA Giuseppe Michele, “Il lungo ballo della follia. Diffusione e tipologia dei balli carnevaleschi”, in Castelli, Franco e Grimaldi, Piergiorgio (cur), Maschere e corpi. Percorsi e ricerche sul carnevale, Alessandria, Edizioni dell'Orso, 1999, pp. 495-519.
GALA Giuseppe Michele, La tarantella dei pastori. Appunti sulla festa, il ballo e la musica tradizionale in Lucania, Ed. Taranta, Firenze, 1999.
GALA Giuseppe Michele, Il dissidio nel corteggiamento e il sodalizio nella sfida: per una rilettura antropologica del complesso sistema dell'etnocoreutica italiana, in Fumarola, Pietro e Imbriani, Eugenio (cur), Danze di corteggiamento e di sfida nel mondo globalizzato, Nardò (LE), Besa, 2006, pp. 63-110.
GALANTI Bianca Maria, La danza della spada in Italia, Roma edizioni Italiane, 1942.