Giga
(ricerca e testo di G: M. Gala - © 1999-2005 )
“La giga, come la piva e la musette, appartiene a quella categoria di danze che derivano il proprio nome dagli strumenti di accompagnamento, grazie al fatto che un espressione come "suonare la giga" può essere riferita contestualmente sia allo strumento che alla musica della danza che con esso viene eseguita. [...] Il punto di partenza è il verbo germanicogeigan "muoversi in qua e là", che è sopravvissuto nell'antico islandese geiga e nel norvegese giga "dondolare, oscillare" e ha dato in antico tedesco il sostantivo giga, attestato nel XII secolo in glossari tedesco-latini, dove viene tradotto con tricordium.“ [Dall'articolo di Nocentini Alberto sulla rivista "Choreola" - vedi bibliografia sottostante].
Il nome giga per designare un genere di ballo trae probabilmente origine dall'omonimo strumento a corde tardomedievale già citato nella Commedia dell'Alighieri. Ma la diffusione in tutta Europa di un modello coreutico moderno risale ai secoli XVII e XVIII, che pare avere avuto un più profondo radicamento nel centro-nord europeo. In Italia troviamo diffusi balli recanti tali nomi soprattutto nell'Italia settentrionale e centrale . Quasi tutte le gighe documentate si presentano come contraddanze a due, tre, quattro o sei coppie, con coreografie varie a struttura chiusa, su apposite musiche anch'esse strutturate in parti corrispondenti.
Tra le varie gighe ricordiamo la marina, ballo a contraddanza della famiglia delle gighe con quattro coppie miste disposte a croce. Il ballo era diffuso un tempo in Toscana lungo tutto l'arco appenninico (ne abbiamo ritrovato sinora tracce di quattro modelli diversi, ma ne vengono menzionati altri con terminologie varie). L'Ungarelli lo elenca anche fra i balli dell'area bolognese. La trama coreografica prevede solitamente varie figure ripetute meccanicamente fino a che tutti gli uomini ballano con tutte le donne. In ancuni modelli è prevista una tresca finale consistente in una sorta di breve quadriglia.
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