Notizie etnografiche
La tarantella è un'ampia e diversificata famiglia di balli tradizionali distribuiti nelle regioni dell'Italia meridionale (Puglia, Campania, Basilicata, Calabria, Sicilia e Molise), che storicamente hanno fatto parte per secoli del Regno delle Due Sicilie. Il nome, così generalizzato, crea non pochi equivoci oggi a chi vuole fare un'analisi comparativa delle varie forme ancora riscontrabili; infatti confluiscono sotto tale denominazione modelli coreutici molto diversi tra loro, che un tempo avevano altri nomi e vita propria. Solo alcune aree però conservano oggi una tradizione viva, assidua ed autentica del ballo: sono infatti in corso processi di rimozione dei balli degli avi o di profonda trasformazione delle forme coreiche tradizionali, sia per estinzione del bisogno di esprimersi con un linguaggio corporeo proveniente dalle generazioni precedenti, sia per i radicali mutamenti dei modi di vita nelle comunità attuali.
La maggior parte dei repertori che vanno sotto il nome di "tarantella"consiste in balli di coppia (non necessariamente uomo-donna), ma esistono forme a quattro persone, in cerchio e processionali.
Più rare sono le forme con solamente un ballerino o una ballerina. Vi sono aree in cui i "ballatori" (così vengono più comunemente detti nel sud) fanno uso di castagnole (dette anche castagnette o castagnelle) nelle mani.
Vi sono sottogruppi stilistici che conservano una propria denominazione (pizzica pizzica , ballë 'n copp'o tammurrë, zumpareddu, pastorale, tarascone, viddhaneddha, ballarella, zumparella, ballettu, ecc.), che fino alla metà del XIX sec. avevano una propria autonomia espressiva e identitaria. Il vero processo di "tarantellizzazione" è avvenuto nella prima metà del XIX sec. ed è continuato anche dopo l'unificazione dell'Italia. Anche i repertori musicali che vanno anc'essi sotto il nome di "tarantella" sono vari e differenti sia sul piano melodico che su quello ritmico-accentativo (vanno infatti sono il medesimo nome musiche in 2/4, 6/8, 4/4, 12/8, ecc.) e diversi sono gli strumenti usati per suonarli (canto, tamburo, zampogna, ciaramella, organetto, fisarmonica, chitarra battente, violino, mandolino, flauto - fraulo e friscalettu - doppio flauto, tromba degli zingari o marranzanu, clarino,tamburo a frizione, ecc.).
All'occhio attento di chi si addentra nell'analisi dei repertori dei balli tradizionali, svanisce di colpo o viene fortemente mitigato il luogo comune per cui la danza etnica italiana, in particolar modo quella meridionale, sia essenzialmente una danza erotica, di corteggiamento, eseguinta in coppia. La tarantella si porta dietro questa diffusa remora, derivante da una interpretazione di origine turistica: "la danza a coppie - precisa il De Simone (Canti e tradizioni popolari in Campania, Roma, Lato Side, 1979) - non deve assolutamente associarsi all'oleografica danza d'amore tra un uomo e una donna. Tali danze riguardano il folklorismo deteriore e non esprimono affatto il senso culturale del ballo tradizionale". Ridurre la danza popolare in coppia - forma di gran lunga più frequente in tutta Italia - ad un mero gioco di conquista, innamoramento, litigio, gelosia, vendetta e quant'altro della letteratura "rosa", priva il ballo di altre dimensioni e di una complessità semantica di cui esso vive. Ciò non toglie che l'aspetto erotico sia una delle funzioni della danza in genere, ma va visto in un orizzonte antropologico più vasto.
In tutte le forme in coppia della tarantella meridionale, accanto ai temi erotici di iniziazione-persuasione-esibizione-possessione-fertilità (specialmente nel caso di ballo eseguinto in coppia mista) permangono comunemente forme in cui la ritualità ieratica e distaccata di esecuzione (si pensi alla tarantella fra due donne), dona al ballo altri connotati simbolici, leggibili con categorie interpretative differenti.
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Provare a fare delle tante versioni oggi visibili un quadro riassuntivo e comparativo è operazione irta di difficoltà e tranelli, perché ciò che si vede nelle piazze e nelle feste è anche frutto di invenzione e modificazione formale, estetica e concettuale. La ricerca effettuata diacronocamente nell'arco degli ultimi 35 anni permette di avere un quadro della sitazione più particolareggiato e affidabile. Oggi distinguiamo le tarantelle comandate e/o figurate da quello a struttura meno complessa e generalmente eseguite in coppia. Le prime sono diffuse soprattutto lungo la dorsale appenninica molisano-campano.lucano. I modelli meno figurati si ritrovano soprattutto in Puglia, in Calabria, in Sicilia (sotto forma di balletto e chiovu, ma talvolta qui si confonde con la contraddanza), sia nella Basilicata meridionale e nella Campania costiera (dove assume nome e forme di ballo sul tamburo). Vi sono moduli cinetici (passi) di larga diffusione, ed altri localizzati. Oltre alle figurazioni, caratterizzano i vari modelli lo stile complessivo corporeo che i ballerini assumono durante la danza.