La nuova moda delle Tarantelle
La fuga verso l'etnico come rito di purificazione di massa
Negli ultimi anni si assiste anche nel Sud da parte dei giovani delle città (Napoli, Bari, Taranto, Lecce, Foggia, Brindisi, Benevento, ecc.) ad una entusiastica riscoperta del valore dei balli tradizionali, ma in assenza di validi esperti, di studi specifici e di documenti visivi, i processi di recupero tendono a prendere o la strada spettacolare del folklorismo che snatura e decontestualizza l'evento danza, oppure quella del folk-revival giovanile urbano, che svuota di funzioni proprie il ballo e vi aggiunge forme e finalità nuove, più legate ai contemporanei raduni da concerto rock o alla discoteca. Ecco una bibliografia essenziale per studiare la tarantella intesa sia come danza terapeutica che - più diffusamente - come danza ludica, rituale e religiosa. Il fascino delle tarantelle (pizzica, tammurriata, tarantella calabrese, ecc.) si sta propagando a macchia d'olio, divenendo un emblema sociale e ideologico di alternativa culturale alla globalizzazione. D'estate o nei giorni delle feste tradizionali si assiste a veri e propri "pellegrinaggi laici" di giovani, che dalle città del sud o dalle varie regioni del nord si recano al sud per immergersi in improprie tarantelle di massa, come una sorta di nuova danzimania medievale. Così per molti giovani, pieni di entusiasmo e di voglia di conoscere le danze e le tradizioni meridionali, hanno per modello di riferimento altri coetanei, le nuove danze si propagano con l'errata consapevolezza di essere le vere "forme antiche". L'aspetto più contraddittorio del fenomeno è quello di giustificare le reinvenzione di nuovi balli creando attorno ad essi un'aura di classicità (dionisismo, menadismo, riti di possessione, culto della Madre Terra, ecc.). In realtà i balli contadini vanno estinguendosi, e queste nuove forme di invasione culturale stanno dando il colpo di grazia alla tradizione coreutica contadina e si stanno sostituendo ad essa.